Nei Chirotteri
il disturbo da flash è ancora più ridotto;
questi Mammiferi hanno infatti occhi molto piccoli con
scarsa sensibilità per la luce e per muoversi nel buio e
cacciare usano un altro senso “speciale”, il loro sonar.
Non è raro ad esempio osservare alcune specie di
pipistrelli (solitamente le specie così dette “antropofile”)
cacciare sotto I lampioni, per delle ore, volando spesso
dritti in direzione dellla forte luce del lampione per
catturare falene e altri insetti attirati dalla luce
stessa. I ricercatori stessi usano set fotografici con
flash a luce visibile e sensori all’infrarosso per
documentare le specie di Chirotteri presenti in un’area
di studio e con questa tecnica, nonostante I flash a
luce visibile non si è riscontrato alcun tipo di
disturbo ai soggetti (Rydell
& Russo, D. 2015), infatti il metodo fotografico viene
descritto come un metodo di studio “non invasivo”. Nei
set fotografici per Chirotteri, ad esempio presso i
bacini d’acqua dove bevono o all’uscita dai loro rifugi,
la cosa importante da evitare è di posizionare elementi
del set (treppiedi, fotocamere, sensori, flash) proprio
sulla traiettoria di volo; i chirotteri infatti, usando
il radar per muoversi, identificano subito la presenza
di elementi estranei e questo può modificare il loro
comportamento provocando disturbo anche a livelli molto
alti. Dunque il sensore va posizionato in modo tale da
non trovarsi nel bel mezzo della traiettoria ma in un
punto in cui non possa essere percepito; I flash vanno
posizionati lateralmente e la fotocamera, che spesso è
frontale o quasi, va posizionata molto distante,
utilizzando quindi un teleobiettivo invece che obiettivi
corti, così che tutto lo spazio antistante alla
traiettoria di volo (di bevuta o di uscita) sia
completamente libero da qualsiasi elemento artificiale.
Fotografia
alle colonie in grotta o altri rifugi
Il disturbo alle colonie
riproduttive può avere effetti estramamente gravi. Tutte
le specie di Chirotteri sono particolarmente protette in
Italia dunque si può incorrere nella violazione delle
leggi sul disturbo. A differenza degli uccelli, nei
pipistrelli le mamme tengono i cuccioli aggrappati
all'addome e in caso di eccessivo stress dovuto a
disturbo il cucciolo può sganciarsi con relative
conseguenze che possono essere anche molto gravi.
Fotografare le colonie riproduttive sarebbe quindi da
evitare il più possibile. In linea generale il periodo
più delicato è il mese di Giugno per molte specie di
chirotteri, è dunque consigliabile evitare la fotografia
ai chirotteri in grotte o casolari durante questo
periodo.
-Evitare di entrare
nelle grotte in periodi sensibili (ibernazione e periodo
riproduttivo nelle nursery)
-Saper leggere i
comportamenti: capire quando si stanno stressando i
soggetti (i chirotteri sotto stress muovono rapidamente
la testa, si ruotano su se stessi, flettono le zampe) e
in questi casi abbandonare subito il posto e smettere di
fotografare e abbagliare i soggetti.
-Rimanere nel massimo
silenzio e non muoversi troppo, evitare movimenti
bruschi
-Usare torce a bassa
potenza e tenerle accese per periodi molto brevi, quanto
basta per inquadrare e mettere a fuoco.
Foto
all’uscita dei rifugi:
-Evitare periodi
sensibili (periodo riproduttivo nelle nursery)
-Montare il set
fotografico in tempi molto rapidi e senza fare rumore
-Non restringere
bruscamente gli accessi alle cavità dove vivono
individui o colonie
-Anche la presenza di
attrezzature (treppiedi, supporti, flash etc) nelle
immediate vicinanze dell'uscita soprattutto se questa è
unica, può rappresentare un ostacolo per i pipistrelli e
provocare un forte stress; le attrezzature vanno quindi
collocate a debita distanza in modo tale da non essere
percepite come ostacole dal sonar dei chirotteri
-Evitare attività
fotografica interna o esterna ai rifugi ove siano
presenti colonie numerose soprattutto se di specie poco
comuni e di particolare valore conservazionistico
-Evitare di fotografare
frequentemente (max 1 volta a settimana)
E’ una specie
carismatica, amata da molti ma altrettanto odiata da
tante altre persone a causa dei conflitti che genera con
alcune attività umane (caccia, allevamento). La
fortissima espansione che ha avuto, in Italia, la
popolazione di Lupo appenninico (assolutamente naturale)
ha portato frotte di fotografi a inseguire il sogno di
fotografare questo stupendo animale. È vero che i
fotografi non sono dei bracconieri ma il danno provocato
da un eccessivo numero di fotografi naturalisti a spasso
per gli Appennini in cerca di lupi, non può essere
sottovalutato.
Disturbo
nei siti di riproduzione
La tana è sicuramente il
punto più sensibile al disturbo all’interno di un
territorio di lupi; gli adulti usano il sito della tana
per circa 2 mesi in modo intensivo nella tarda
primavera, da quando la femmina vi partorisce i cuccioli
fino a quando essi non sono sufficientemente cresciuti
da poter seguire i genitori all’esterno, durante questo
periodo i cuccioli non sono termicamente autonomi e devono
essere riscaldati dalla femmina. La sensibilità presso i
siti delle tane varia molto tra singoli individui, ma in
generale è molto alta e anche un minimo disturbo può
portare gli adulti a cambiare tana e spostare i
cuccioli; questo spostamento può avere conseguenze anche
molto gravi, i cuccioli possono prendere freddo e
umidità se il meteo non è ottimale e soprattutto il sito
alternativo può trovarsi in una zona più pericolosa,
meno ricca di prede, può essere meno adatto per la
sopravvivenza della cucciolata.
Passato il periodo della
tana gli adulti portano con se i cuccioli in un’altra
zona del territorio chiamata Rendezvous, dove rimarranno
per diversi mesi fino all’autunno in genere. Nell’area
di rendezvous i cuccioli possono lasciare i cuccioli da
soli ma ciò accade raramente, di solito almeno un adulto
rimane nelle vicinanze oppure un helper. Anche l’area di
rendezvous è molto delicata e i lupi sono molto
sensibili al disturbo che potrebbe portarli ad
abbandonare l’area; anche in questo caso la sensibilità
al disturbo può essere molto soggettiva, si sono
verificati casi, ad esempio, in cui l’area di rendezvous
è stata abbandonata al solo passaggio di una persona.
Creare disturbo inoltrandosi all’interno del rendezvous
è dunque molto dannoso, non tanto e non solo perché si
può provocare l’abbandono dell’area da parte dei lupi ma
piuttosto perché questo indurrebbe il branco a trovare
un altro rendezvous dove portare i cuccioli con
relative conseguenze che possono essere anche gravi; il
rendezvous sostitutivo infatti può trovarsi troppo
vicino a strade trafficate con relativo rischio di
incidenti o può trovarsi in una zona meno protetta dove
si possono verificare casi di bracconaggio o maggiori
interazioni problematiche con attività umane etc.
Richiami
acustici (Wolf Howling)
Il wolfhowling è una
tecnica comunemente utilizzata dai ricercatori per il
monitoraggio del lupo; esso consiste nell’imitare, a
voce o con appositi altoparlanti amplificati, l’ululato
per stimolare una risposta da parte dei lupi presenti
nel territorio e poter così verificarne la presenza,
quantificare gli individui, capire se c’è una
cucciolata. Purtroppo sta diventando molto di moda
l’abitudine da parte di fotografi o guide ambientali ma
anche del personale stesso delle aree protette
organizzare uscite per il pubblico facendo uso del
wolfhowling. L’uso incontrollato di questa tecnica può
essere dannoso per i branchi di lupi selvatici e per
questo è assolutamente sconsigliato anche perché si può
facilmente incorrere nel disturbo punibile legalmente.
Stimolare col wolfhowling un branco di lupi può essere
una fattore di stress soprattutto se fatto con una certa
frequenza; il wolfhowling infatti simula la presenza di
un altro lupo o di altri lupi estranei nel territorio di
un branco inducendo dunque il branco o alcuni individui
ad attuare comportamenti di difesa come ad esempio
muoversi verso la fonte dell’ululato “estraneo” e quindi
provocando un dispendio di tempo e/o energie; diversi
studi hanno dimostrato che ululati simulati ripetuti con
una certa frequenza vicino alle aree di tana o ai
rendezvous hanno causato l’abbandono dell’area da parte
del branco.
Alimentazione artificiale
Pasturare artificialemte
i lupi è severamente vietato; il regolamento veterinario
vieta esplicitamente di lasciare carcasse di animali
(domestici o selvatici) nell’ambiente e, anche
utilizzando altre tipologie di cibo, si rischia di
abituare troppo i lupi, creare assuefazione e renderli
meno paurosi nei confronti dell’uomo e delle attività
antropiche con tutti i rischi che ne conseguono (maggior
rischio di incidenti stradali, maggior rischio di
bracconaggio, intensificazione dei conflitti uomo/lupo,
maggior probabilità di predazione di animali domestici,
rischi sanitari etc); per tutti questi motivi si può
incorrere nel rischio di disturbo punibile legalmente ma
anche nel maltrattamento (art 544 ter Codice Penale sul
Maltrattamento di Animali).
Come
fotografare il Lupo allora?
-imparare a conoscere la specie, studiarne sui libri la
biologia, le abitudini e i comportamenti
-cercare la specie sul campo, individuandone le tracce e
i segni di passaggio e usando fototrappole compatte da
monitoraggio
-appostarsi all’alba (e/o poco prima del tramonto),
evitando aree sensibili come i rendezvous, nelle
vicinanze dei punti dove si sono trovate tracce o con le
fototrappole si è osservato il passaggio di lupi
-rimanere nel silenzio più totale, mimetizzarsi il più
possibile e rimanere immobili.
-avere molta pazienza, a volte saranno necessari decine
e decine di appostamenti per un totale ci centinaia di
ore passate sul campo prima di poter avere l’occasione
giusta di vedere e fotografare un lupo
-oltre agli appostamenti classici un metodo che può
garantire con meno fatica delle buone foto di animali
elusivi come il lupo è l’uso di fototrappole di alta
qualità (con Reflex).
-Rispettare sempre i
regolamenti delle aree protette in cui vivono gli orsi,
soprattutto le aree a protezione integrale e/o
particolarmente sensibili (ad esempio le aree di
foraggiamento in periodo di iperfagia, come i ramneti)
-Non utilizzare alcun
tipo di esca o attrattivo per far avvicinare gli orsi;
questi possono modificare il comportamento degli orsi
con rischi di comportamenti anomali, maggior confidenza
verso l’uomo e le attività antropiche, facilitare atti
di bracconaggio o altro tipo di maltrattamento; il cibo
stesso può portare patologie o danni di altro tipo alla
salute
-Nel caso di incontro
con un orso, soprattutto nel caso di femmine con
cuccioli, bisogna evitare di avvicinarsi o disturbare e
mantenere una distanza di sicurezza anche per non
spaventare o stressare i soggetti (almeno 100 metri).
-Guidare a velocità
limitata quando si gira in auto in aree frequentate da
orsi; se si incontra un esemplare fermare la vettura e
consentire all’animale di allontanarsi; evitare di
inseguirlo!
-Evitare di fotografare
gli orsi in momenti e lughi delicati ad esempio nelle
zone di allevamento della prole in primavera, nelle
vicinanze delle tane, nei luoghi di alimentazione estiva
(ramneti ad esempio), nelle aree di svernamento.
-Evitare di diffondere,
ad amici o sul web o altri canali gli avvistamenti di
orsi e le località in cui sono avvenuti
-Collaborare con le
amministrazioni, gli enti e il personale di sorveglianza
segnalando sia gli avvistamenti di orsi sia le
situazioni a rischio o comportamenti dannosi di altri
fotografi.
Rispettare le regole
generali già indicate in questo documento sull’uso di
richiami, alimentazione artificiale, fotografia notturna
e fotografie nei pressi del nido. Altri consigli
importanti da seguire quando si vogliono fotografare i
rapaci notturni sono i seguenti e riguardano la
fotografia presso i casolari abbandonati:
-Non appostarsi dentro i
casolari, soprattutto nel periodo riproduttivo, con la
speranza di fotografare gli adulti con le prede
-I Barbagianni restano
molto legati al sito e frequentano il casolare tutto
l’anno. Molto meglio appostarsi all’esterno e lontani
dal casolare, nei campi intorno, usando la tecnica del
posatoio.
-Un periodo ottimo è
quello che va da Agosto a Novembre/Dicembre quando i
giovani avranno lasciato il nido ma continuano a vivere
nel casolare; questo periodo non è un periodo delicato e
inoltre si avranno molti più soggetti da poter
fotografare, sempre operando fuori dal casolare, nei
campi intorno, ed utilizzando la tecnica del posatoio
-nel caso di set
fotografici montati dentro il casolare, o a controllo
remoto o con sensori, impostare i flash a potenza molto
ridotta e mai frontalmente come già suggerito in questo
documento, ma è importante anche coprire con il nastro
isolante ogni fonte di luce (led delle fotocamere o dei
flash, display che possono illuminarsi etc) e
soprattutto silenziare totalmente il rumore di scatto
della fotocamera (o utilizzando mirrorless con scatto
totalmente silenzioso o usando appositi box ermetici con
spugna fonoassorbente).
Anche per i rapaci
diurni vanno seguite le regole generali già indicate in
questo documento, sia per quanto riguarda l’uso di
richiami, sia per la pasturazione artificiale, ma anche
la fotografia vagante a piedi o in auto e la fotografia
nei pressi dei siti di nidificazione.
E’ però importante
ricordare che i rapaci diurni sono particolarmente
protetti e alcune specie sono molto sensibili al
disturbo soprattutto nei pressi dei siti di
nidificazione (per esempio
Aquila
reale, Astore, Aquila del Bonelli, Capovaccaio, Gipeto,
Falco pellegrino, Lanario, Falco della Regina)
e possono allarmarsi e non rientrare al nido a imbeccare
i pulli o a covare anche se ci si trova a notevole
distanza; nel caso di queste specie è dunque
sconsigliato avvicinarsi ai siti di riproduzione per
evitare di incorrere nella violazione delle leggi sul
disturbo. E’ quindi sempre consigliabile approfittare di
nidificazioni in ambiente urbano, considerando anche che
sempre più specie di rapaci nidificano nelle città o
nelle vicinanze di situazioni antropizzate.
600
mm +2x + 1,4x + 1,6x crop camera (circa 2700 mm), in
giardino condominiale a Bologna città
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